Professioni “rinnovabili”: dalla guida ambientale all’esperto di energia mareomotrice
L’impatto dei rifiuti di plastica sull’ambiente, sugli oceani, sulla vita marina e sulla nostra salute è drammatico e di portata mondiale: così il Commissario europeo per l’Ambiente, gli oceani e la pesca, Virginijus Sinkevičius, ha commentato lo scorso maggio i nuovi orientamenti dell’Unione europea sull’utilizzo della plastica monouso. L’obiettivo della UE è di utilizzare la plastica in modo più sostenibile, senza creare rifiuti o inquinamento, ma riutilizzandola e riciclandola secondo i principi dell’economia circolare.
Intanto cresce il numero dei professionisti che operano per contrastare l’inquinamento delle acque e salvaguardare l’ambiente. Tra i profili più richiesti gli esperti nel recupero di materiali. Secondo uno studio della Commissione Europea, la gestione e il riciclo dei rifiuti dà già lavoro in Europa a 2 milioni di persone. In Italia sono aumentate anche le iscrizioni alle cosiddette “lauree blu” con conseguenti possibilità occupazionali. Per biologi, botanici, naturalisti, guide ambientali ci sono sbocchi lavorativi nelle aree marine protette, nel settore della consulenza ambientale e negli enti di ricerca.
Non vanno dimenticate poi le professioni emergenti, come per esempio l’esperto di energia mareomotrice, l’energia ricavata dagli spostamenti d’acqua causati dalle maree. E quelle che riescono a “coniugare” un approccio classico con l’innovazione. È il caso dell’antropologo marittimo, fondamentale per lo sviluppo sostenibile delle comunità legate al mare, un professionista capace di tenere insieme aspetti scientifici, tecnologici ed economici.
La corretta pianificazione e gestione della fascia costiera passa infatti da uno sviluppo delle comunità capace di tener conto delle dimensioni sociale, economica e ambientale che entrano in gioco.