Nuova vita per i piccoli borghi?

Nuova vita per i piccoli borghi?

In molti Paesi l’emergenza Covid-19 ha prodotto un rafforzamento della propensione di aziende e lavoratori allo smart working. Un fenomeno che, unitamente alla ricerca di ritmi di vita più lenti e a costi dell’abitare più accessibili, ha di nuovo riacceso l’interesse per forme alternative di abitare, in particolare fra i giovani.

È il caso dell’Italia che, con i suoi molti piccoli paesi ricchi di storia, offre numerose opportunità. Circa il 70% dei comuni italiani ha infatti meno di 5.000 abitanti e molte di queste realtà, soprattutto nelle aree più interne della fascia appenninica, vivono da anni situazioni di difficoltà per il progressivo spopolamento causato dallo spostamento delle persone verso i grandi centri abitati, dove si concentrano le opportunità di lavoro e gli interessi sociali. Un fenomeno che già negli anni passati ha portato alcune amministrazioni a lanciare il progetto “Case a 1 euro” con l’intento di contrastare l’abbandono e far rivivere alcuni antichi borghi.

Perché scegliere un borgo

L’idea di trasferirsi in un piccolo borgo per cercare un luogo dove rifugiarsi, scappando dai problemi delle grandi aree metropolitane, ha generato in Italia anche un altro fenomeno conosciuto con il nome di south working: tornare a vivere nella propria terra di origine, spesso il Meridione, per ritrovare un contesto ambientale e sociale più a misura d’uomo.

Nei mesi scorsi la discussione sui piccoli borghi ha visto famosi architetti e urbanisti (tra gli altri Stefano Boeri e Massimiliano Fuksas) confrontarsi con alcune organizzazioni che rappresentano diverse realtà: l’associazione Borghi più belli d’Italia, l’UNCEM – Unione nazionale Comuni, Comunità ed Enti montani –, l’associazione Borghi autentici. Tutti d’accordo sulla necessità di avviare un grande progetto nazionale che coinvolga l’intero sistema Paese, un percorso di cambiamento che secondo Stefano Boeri: deve essere caratterizzato dalla connettività, dalla banda larga e da un rapporto strettissimo con le città, che potrebbero essere organizzate anch’esse in quartieri autonomi come un ‘arcipelago di borghi’”.

I piccoli comuni della frammentata provincia italiana potranno tornare veramente a vivere? Se sì, forse sarà possibile contribuire a recuperare ulteriormente un patrimonio storico così importante.

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