Generazione Z, un nuovo inizio
Si fa presto a parlare di giovani. Una volta, forse, i giovani erano una categoria più omogenea quantomeno da quando negli anni ’60 si affermarono i teenagers. La rapida mutazione delle tecnologie oggi segmenta i giovani in almeno due categorie: i Millennials (o generazione Y) e i Centennials (o generazione Z). Sono questi ultimi i più misteriosi: la loro diversità, il loro essere refrattari a categorie consuete, è insita nell’essere nativi digitali, perché chi è nato dopo il 1995, come loro, non ha mai visto il mondo senza il web.
Un possibile identikit
Una ricerca commissionata da IBM nel 2017 prova a descriverli attraverso i loro comportamenti di acquisto. Anche se utilizzano in modo spasmodico la rete (per il 74% del tempo stanno sulla rete e solo il 6% è dedicato ad attività di gruppo dal vivo con coetanei) e condividono continuamente informazioni, sono molto attenti alla privacy (meno del 30% inserisce notizie sulla propria vita o sul proprio benessere/salute) e adottano procedure perfino più restrittive delle norme vigenti.
Smartphone o Tablet? Questo è il dilemma
Il tablet non gli appartiene (solo il 10% lo usa contro il 75% dello smartphone e il 45% del computer portatile): amano sia l’immediatezza dello smartphone sia l’approfondimento del computer ma non la “via di mezzo” rappresentata dal tablet. Influenzano la propria famiglia negli acquisti di cibo e bevande per il 77% e, dato davvero curioso, per il 76% nei mobili.
Ancor più sorprendente è che mostrano di preferire l’acquisto dal vivo in uno store (67%) rispetto a quello on line.
Una generazione che fa rete
La generazione Z usa la rete più come momento sociale e di condivisione che di utilità: questi giovani amano le storie, i contenuti più che lo scambio. Non ci sono dati sull’orientamento alla sostenibilità di questa generazione eppure l’attenzione alla verità della rete e l’insofferenza verso giustificazioni non richieste restituiscono l’immagine di giovani sempre più disincantati e, dunque, in grado di distinguere le buone pratiche dalle dichiarazioni di principio. E questo ci fa bene sperare in un nuovo inizio anche per la sostenibilità.