Digital detox: disintossicarsi dall’uso dei social network


Vi è crescente consapevolezza che in questi anni non vi sia stata sufficiente attenzione agli effetti distorsivi che connessioni e interazioni digitali avrebbero potuto generare. Tutti, chi più chi meno, soffriamo di una sorta di intossicazione da social e, anche se nella maggior parte dei casi non si arriva alla dipendenza, molti si chiedono se non sia più sano adottare uno stile di vita che comprenda anche spazi di digital detox.
Per esempio, uscire dall’illusione del multitasking, cioè dall’idea che si possano fare più cose contemporaneamente: guardare continuamente lo smartphone e intanto lavorare o studiare. Alcune ricerche hanno evidenziato il costo sociale di questa distrazione continua che interferisce con la produttività e con la qualità della vita. Per non parlare dei rischi legati, ad esempio, a un uso scorretto del cellulare durante la guida. Ritorniamo a mettere le cose in fila e a farle possibilmente una alla volta.
Un altro consiglio riguarda e-mail e sistemi di messaggistica e, più in generale, la tendenza all’essere sempre connessi (always on): disattiviamo le notifiche se non vogliamo essere tentati di andare a vedere continuamente chi ci ha scritto. Siamo noi che decidiamo quando vedere i messaggi senza farci invadere in ogni momento della vita quotidiana.
Diamoci un tempo per la rete creando zone libere dove stare con noi stessi o in relazione de visu, meglio se all’inizio di giornata (per avere uno spazio nostro di riflessione mattutina) e alla fine (per evitare che la rete interferisca con il nostro sonno).
Un grande psicoanalista come Luigi Zoja, nel suo bel libro “La morte del prossimo” (Einaudi, Torino 2009), evidenzia come siamo sempre meno in contatto con il prossimo e il vicino ma tendiamo sempre più a ricercare il lontano, la relazione mediata. Vi sono sempre più evidenze che ciò può avere conseguenze sulla nostra percezione della realtà, sul nostro equilibrio emotivo e sui nostri livelli di ansia.