Sviluppo sostenibile: 3 domande a Enrico Giovannini

Sviluppo sostenibile: 3 domande a Enrico Giovannini

Soft&Green ha chiesto a Enrico Giovannini, portavoce di ASviS, Alleanza per lo Sviluppo Sostenibile, di rispondere a tre domande sul futuro della sostenibilità.

Come si posiziona l’Italia rispetto agli altri Paesi per l’Agenda 2030?
A livello globale, nonostante gli sforzi finora compiuti da molti Paesi, siamo ancora lontani dal mondo sostenibile che ha ispirato il piano d’azione rappresentato dall’Agenda 2030. E questo vale anche per l’Europa. Nonostante il fatto che il nostro Continente sia il luogo più sostenibile al mondo, ancora troppe persone (circa mezzo milione) muoiono prematuramente a causa dell’inquinamento atmosferico, mentre persistono forti livelli di disuguaglianze sia tra i Paesi sia all’interno degli stessi. Senza dimenticare che si registra un netto degrado degli ecosistemi terrestri, mentre la crescita economica resta bassa. In questo contesto, purtroppo, l’Italia non è tra i Paesi all’avanguardia. Anche a causa di una politica che nel corso degli ultimi anni è stata incapace di offrire una visione sistemica al problema, il nostro Paese non è su un sentiero di sviluppo sostenibile e per realizzare l’Agenda 2030 restano poco più di 10 anni.

Quali sono gli obiettivi dove i risultati sono più positivi e quali dove siamo più indietro?
Secondo l’ultimo Rapporto ASviS, tra il 2016 e il 2017 si rilevano miglioramenti in nove aree. Bene salute, uguaglianza di genere, condizione economica e occupazionale, innovazione, disuguaglianze, condizioni delle città, ma va ricordato che la situazione rimane peggiore rispetto a quella del 2010, modelli sostenibili di produzione e consumo, qualità della governance e pace, giustizia e istituzioni solide e, infine, cooperazione internazionale. In due aree la situazione rimane invariata, parliamo di educazione e lotta al cambiamento climatico. Su quest’ultimo però c’è da dire che la lieve flessione delle emissioni gas serra dovuta alla crisi economica si è arrestata, anzi le emissioni hanno ripreso a crescere. Peggiorano, invece, le sei aree rimaste. Parliamo di povertà, alimentazione e agricoltura sostenibili, acqua e strutture igienico-sanitarie, sistema energetico, dove le rinnovabili dal 2014 sono in difficoltà, condizione dei mari ed ecosistemi terrestri, minacciati per esempio dall’annoso problema del consumo di suolo.

Qual è il ruolo delle imprese per lo sviluppo sostenibile?
Le imprese hanno un ruolo chiave e possono essere il vero propulsore della transizione verso la sostenibilità, dato che questo passaggio può essere vantaggioso anche dal punto di vista economico. Secondo l’ultimo Rapporto annuale dell’Istat, le aziende che hanno investito in sostenibilità negli ultimi anni hanno beneficiato di un aumento di produttività, a parità di condizioni, rispetto a chi non ha operato in questa direzione. Parliamo di un differenziale del 15% per le aziende di grandi dimensioni e di circa il 10% per quelle con più di 95 dipendenti.

Ma anche il consumatore può fare molto, orientando le scelte delle imprese stesse. Proprio in questa ottica, ASviS ha lanciato l’iniziativa “Saturdays for Future“, per garantire modelli di produzione e consumo sostenibili, come previsto dal Goal 12 dell’Agenda 2030. L’idea è di far diventare il sabato, giorno in cui la maggioranza delle persone fa la spesa settimanale, il momento dell’impegno per cambiare le abitudini di consumo (e quindi i modelli produttivi) a favore di uno sviluppo sostenibile. La prima tappa del 28 settembre 2019 è stata un successo, con decine di eventi sul territorio nazionale, ma è solo l’inizio di un percorso orientato a rendere il cittadino più informato e consapevole del proprio potere in fase d’acquisto e che speriamo inneschi un processo virtuoso che cambi le abitudini di spesa e spinga le aziende verso la sostenibilità economica, sociale e ambientale.

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