Sostenibilità: alcune tappe importanti
Sono tante le tappe che hanno segnato il percorso verso la sostenibilità. Per aiutare i lettori a orientarsi in una cronologia così articolata, Soft&Green ha scelto di proporre alcune date per ogni decennio dagli anni ’60 agli anni ’90, senza alcuna pretesa di esaustività, ma con l’intento di evidenziare alcuni momenti significativi.
Gli anni ’60-’70
1962: è l’anno in cui la biologa americana Rachel Carson pubblica il libro “Primavera Silenziosa”, da molti considerato il primo manifesto ambientalista e una pietra miliare nella storia dell’ecologia. Scrittrice e divulgatrice, Rachel è la prima a denunciare pubblicamente i danni derivanti dall’uso indiscriminato di insetticidi chimici.
1968: in Italia viene fondato il Club di Roma, un’organizzazione informale composta da scienziati, economisti, umanisti e industriali provenienti da dieci differenti nazioni. L’iniziativa viene portata avanti da Aurelio Peccei, imprenditore e manager di FIAT e Olivetti, con l’obiettivo di avviare una riflessione su alcuni dei principali problemi ambientali e sociali. Il Club di Roma commissiona al MIT – Massachusetts Institute of Technology – il “Rapporto sui limiti dello sviluppo”, meglio noto come “Rapporto Meadows”, pubblicato nel 1972, dove viene evidenziato come la crescita economica non possa continuare indefinitamente per la limitata disponibilità di risorse naturali e per i disequilibri causati sugli ecosistemi naturali del pianeta.
1970: è l’anno in cui si celebra, negli Stati Uniti, l’Earth Day (la Giornata della Terra), la prima grande manifestazione ambientalista che coinvolge 20 milioni di cittadini americani che si mobilitano in difesa del pianeta. Migliaia di college e università organizzano proteste contro il degrado ambientale e molti gruppi che avevano combattuto contro l’inquinamento, la desertificazione e la salvaguardia della biodiversità comprendono di condividere valori comuni.
1972: a Stoccolma 113 nazioni sottoscrivono una Dichiarazione con 26 principi su diritti e responsabilità dell’uomo in relazione all’ambiente. Il 15 dicembre dello stesso anno, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite istituisce l’UNEP (United Nations Environment Programme), un’agenzia con funzioni di coordinamento per l’azione ambientale, con sede a Nairobi. La sua missione è incentivare tutte le nazioni a “migliorare la qualità della propria vita senza compromettere quella delle generazioni future, ma anche coordinare e favorire la realizzazione di partnership nella realizzazione di progetti a tutela dell’ambiente”.
Sempre del 1972 è la nascita, in Australia, del primo Partito verde della storia. Fondato in Tasmania, è il “Gruppo Tasmania Unita” (United Tasmania Group, U.T.G.).
1973: vede la luce il primo partito ambientalista europeo. Si tratta del PEOPLE Party (poi Ecology Party e, infine, Green Party), fondato in Gran Bretagna.
1979: l’UNEP (United Nations Environment Programme – il programma delle Nazioni Unite per l’ambiente) indice a Ginevra la prima Conferenza internazionale sul clima che si conclude con una serie di raccomandazioni sulla necessità di mettere in atto politiche “necessarie al benessere dell’umanità”. I governi di tutto il mondo vengono invitati a prevenire potenziali cambiamenti climatici di origine antropica (ossia, indotti dall’attività umana) che potrebbero avere ripercussioni negative sul benessere dell’umanità.
Gli anni ’80-’90
1987: è l’anno di pubblicazione del “Rapporto Brundtland“. Gro Harlem Brundtland, presidente della Commissione mondiale su Ambiente e Sviluppo (WCED – World Commission on Environment and Development) presenta il rapporto “Our Common Future” (Il futuro di tutti noi), che propone alcune linee guida per lo sviluppo sostenibile valide ancora oggi. A questo rapporto in particolare si deve una delle più note definizioni di sviluppo sostenibile: “lo sviluppo sostenibile è uno sviluppo che soddisfi i bisogni del presente senza compromettere la possibilità delle generazioni future di soddisfare i propri”.
1992: dal 3 al 14 giugno viene organizzata la Conferenza sull’ambiente e lo sviluppo delle Nazioni Unite (conosciuta anche come Conferenza di Rio de Janeiro o Summit della Terra), un appuntamento a cui partecipano 172 rappresentanze governative (tra cui 108 Capi di Stato) e 2.400 rappresentanti di organizzazioni non governative. Il concetto di “sostenibilità” inizia ad assumere una dimensione globale, seppur ancora principalmente per una minoranza di attivisti nel mondo.
Al termine della conferenza vengono adottati 5 documenti fondamentali che costituiranno, da quel momento in poi, le linee guida per l’azione degli Stati membri:
- la Dichiarazione di Rio su Ambiente e Sviluppo;
- la Convenzione sulla diversità biologica;
- i Principi sulle Foreste;
- l’Agenda 21, un ampio e articolato “programma di azione” per lo sviluppo sostenibile del pianeta nel XXI secolo;
- la Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici (United Nations Framework Convention on Climate Change, UNFCCC), con cui gli Stati aderenti assumono l’impegno di raggiungere la stabilizzazione della concentrazione di gas serra nell’atmosfera “ad un livello tale da prevenire dannose interferenze antropiche con il sistema climatico”.
Da questa Convenzione è successivamente nato il Protocollo di Kyoto, il trattato internazionale riguardante il surriscaldamento globale, adottato da 180 Paesi nel 1997 ed entrato in vigore dopo anni di negoziati nel 2005.