Negli ultimi tempi si sente parlare spesso di Economia Civile come di un modello di sviluppo più attrezzato per rispondere al cambiamento in atto, perché più inclusivo, partecipato e sostenibile.
Un paradigma – contrapposto a quello di economia politica – che affonda le sue radici nell’Umanesimo del XV secolo, per trovare poi sviluppo nel Settecento grazie al pensiero del filosofo ed economista Antonio Genovesi, che tenne a Napoli una delle prime cattedre di economia al mondo.
L’Economia Civile mette al centro della vita sociale il valore della reciprocità e il tema dei beni relazionali.

Alla base c’è un’idea di sviluppo umano più integrale (Genovesi parlava di pubblica felicità), con la reciprocità – il mutuo supporto – utilizzata per creare coesione e fiducia, e innalzare il potenziale economico, sociale ed etico che si genera nella partecipazione.
Una visione in cui le logiche dello Stato, del Mercato e della Società civile cooperano per ridurre le diseguaglianze e promuovere il benessere nel corso dell’intero processo di creazione della ricchezza, prima ancora di redistribuirla.

Questo numero di Soft&Green intende offrire qualche elemento conoscitivo sul dibattito in corso. Qualche informazione e riflessione da mettere in relazione anche ai 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030 dell’ONU.
Per approfondire ulteriormente l’argomento, un buon inizio è partire dalle “origini” con la lettura di Lezioni di economia civile, di Antonio Genovesi, ripubblicato da Vita e Pensiero nel 2013.
