Cos’è l’Economia Civile
Intervista a Stefano Zamagni
Da anni Stefano Zamagni è un instancabile divulgatore dell’Economia Civile, insegna all’Università di Bologna, è stato presidente dell’Agenzia per il Terzo Settore ed è presidente della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali.
In un momento storico in cui si discute dell’urgenza di un cambio di paradigma, l’Economia Civile sta riscuotendo molto interesse. Quali sono le ragioni?
I principi dell’Economia Civile si stanno diffondendo (anche se molti non usano questa espressione) perché l’attuale modello economico ha dimostrato di non essere in grado di rispondere alle domande di un’economia in rapido cambiamento. La difficile situazione economica, che si è aggravata a seguito della pandemia da Covid-19, ha messo in luce l’urgenza di pensare a un nuovo modello di sviluppo. Oggi si sente parlare di prosperità inclusiva, di impegno per il bene comune, di felicità delle persone: concetti questi che discendono dal paradigma dell’Economia Civile. Per esempio, è provato da molte ricerche che un lavoratore felice produce meglio e di più. Pensate che negli Stati Uniti Google, per primo, ha introdotto la figura del “Chief Happiness Officer”.
L’Economia Civile non contrappone Stato e mercato o mercato e società civile, ma li coinvolge tutti e tre. Inoltre, teorizza che nell’attività di un’impresa ci deve essere spazio per concetti come reciprocità, rispetto della persona, simpatia: secondo l’Economia Civile, quindi, l’impresa non è una macchina solamente da soldi, ma un vero e proprio agente di trasformazione della realtà in cui è inserita.
Ci sono esempi interessanti di studi di Economia Civile in altre parti del mondo?
La Scienza della Felicità e delle Organizzazioni Positive è stata integrata con successo in master e corsi di prestigiose università in tutto il mondo. Negli Stati Uniti, ma anche in Europa, ci sono molti atenei che studiano l’argomento da tempo. Un esempio è Dani Rodrik, professore di Economia politica internazionale alla John F. Kennedy School of Government dell’Università di Harvard. Il suo lavoro si concentra su come creare economie più inclusive nelle società sviluppate ma anche in quelle in via di sviluppo. Nel 2019, Rodrik ha lanciato Economics for Inclusive Prosperity (EfiP), una rete di economisti accademici impegnati a studiare un’economia e una società più inclusive. Sul sito della rete sono presenti alcune raccomandazioni per la finanza, il commercio, i mercati del lavoro, la politica sociale, la politica tecnologica e le istituzioni politiche.
Recentemente è stata organizzata a Firenze la seconda edizione del Festival nazionale dell’Economia Civile: quali sono le principali evidenze emerse?
Il Festival è stato un momento importante di riflessione e l’occasione per dare ali al progetto di Economia Civile. Ma è stato anche un momento di mobilitazione di persone, imprese e associazioni. Nella seconda edizione, che si è svolta dal 25 al 27 settembre 2020, sono state presentate alcune interessanti esperienze: per esempio “Made in Carcere”, un brand di abbigliamento e accessori creato nel 2008 a Lecce da Officina Creativa per garantire a donne e minori in stato di detenzione di lavorare, percepire una regolare retribuzione e utilizzare il periodo di reclusione per avviare un percorso di reinserimento sociale. Il Festival ha prodotto anche la “Carta di Firenze”, un manifesto rivolto alle imprese, nato da un percorso generativo dove l’economia civile chiama a raccolta tutte le persone per una strategia trasformazionale dell’attuale assetto economico e finanziario. È – se si vuole – un ritorno al progetto dell’Umanesimo Civile del XV secolo.
Qualche suggerimento di lettura
Un consiglio di lettura per approfondire questi temi è Economia civile e sviluppo sostenibile. Progettare e misurare un nuovo modello di benessere di Leonardo Becchetti, Luigino Bruni e Stefano Zamagni pubblicato nel 2019 da Ecra.
Per avere uno sguardo più internazionale si segnala, invece, Economics for Inclusive Prosperity: An Introduction pubblicato nel 2019 da Suresh Naidu, Dani Rodrik e Gabriel Zucman, fondatori del Network Economics for Inclusive Prosperity (EfiP). Si tratta di una serie di paper realizzati dai diversi membri dell’EfiP, docenti di Harward, Yale, MIT, Stanford, Brown, Berkeley, Princeton, Columbia. Tutti i paper sono consultabili e scaricabili dal sito: https://econfip.org/.