I mille volti dell’acqua

I mille volti dell’acqua

Acqua virtuale. L’acqua che c’è, ma non si vede.
Quando pensiamo al consumo di acqua, ci viene in mente quella che utilizziamo per bere, cucinare o per lavarci. Ma gran parte dell’acqua che consumiamo la assumiamo attraverso altri “mezzi”: il cibo, soprattutto. Ma anche l’abbigliamento. Questo tipo di acqua, definita “virtuale”, viene utilizzata nelle fasi di produzione di un alimento o di un capo di abbigliamento. Tutto quello che mangiamo, indossiamo o semplicemente utilizziamo comunemente ogni giorno, necessita infatti di acqua – anche molta – prima di entrare nelle nostre case.

Ingrediente indispensabile.
Per una pizza margherita si usano circa 300 grammi di farina, ottenuta dalla macinazione del grano tenero. Per produrre il grano da cui si ricava l’impasto servono quasi 555 litri di acqua dolce. Durante l’impasto viene aggiunta anche altra acqua, che poi evapora durante la cottura della pizza. A questa si aggiunge l’acqua che serve per produrre la passata di pomodoro: una pizza ne ha mediamente 100 grammi, che corrispondono a circa 24 litri.

Ma gli esempi non finiscono qui.

Una porzione di carne da 300 grammi ha bisogno di oltre 4.500 litri d’acqua per diventare “bistecca” sulla nostra tavola; una braciola di maiale, sempre da 300 grammi, 1.400 litri; mezzo chilo di pasta 780 litri. Non solo cibo: una maglietta 2.700 litri e un paio di jeans 8.000 litri. E così via.

La sostenibilità comincia dalla consapevolezza.
All’acqua virtuale poco si pensa e di lei poco si sa. Ma nel bilancio idrico delle nostre giornate rientra inevitabilmente anche questa. È perciò importante avviare un percorso di consapevolezza per sapere di più e per orientare le nostre scelte. Informandosi, prima di tutto. Promuovendo quindi un consumo più responsabile e recuperando e riciclando quello che può essere riutilizzato. Un piccolo sforzo che può aiutarci a rendere più sostenibile la vita sul nostro pianeta.

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