Buzzword: biodegradabile, compostabile e bioplastica


Forse non è propriamente un dilemma shakespeariano, ma la domanda circa la differenza esistente fra un materiale biodegradabile e uno compostabile è una di quelle che almeno una volta tutti ci siamo fatti. La risposta è possibile ricavarla dalla norma internazionale EN 13432 del Comitato europeo di normazione.
Viene definito biodegradabile qualsiasi materiale che possa degradarsi – per l’azione di batteri, luce solare e altri agenti fisici naturali – in composti chimici semplici come acqua, anidride carbonica e metano. E deve farlo almeno del 90% entro 6 mesi.
Viene definito invece compostabile (trasformabile in compost, un concime naturale) quel materiale che non solo è biodegradabile ma anche disintegrabile (del 90% in peso, in frammenti inferiori ai 2 mm) entro 3 mesi e che non rilasci nel prodotto finale sostanze pericolose oltre un certo limite di composizione, capaci di alterare la qualità del compost stesso.
Si fa presto a dire bioplastica
Bioplastica è un’altra di quelle parole entrate nell’uso quotidiano. Ma di preciso cosa indica? Con il termine si fa riferimento a diversi tipi di plastica realizzati con materiali completamente o parzialmente di origine biologica, di solito vegetali, quindi, rinnovabili. Fra questi il mais, il grano, le patate dolci, la canna da zucchero, le alghe, gli oli vegetali e altri. Due i grandi gruppi in cui è possibile suddividerla: le bioplastiche di origine biologica ma con struttura molecolare identica alle plastiche tradizionali, come ad esempio Bio-PE, (realizzata dalla canna da zucchero); e quelle completamente nuove, come il Mater-Bi® (derivata dall’amido) o il PLA (Acido Poliattico).
Biodegradabile o non biodegradabile?
Le bioplastiche si possono inoltre suddividere tra quelle biodegradabili e non biodegradabili, non è infatti scontato che una plastica di origine vegetale sia necessariamente biodegradabile. Per quanto riguarda il fine vita il loro corretto smaltimento dipende dalla tipologia. Quelle di composizione identica alla plastica convenzionale possono essere correttamente smaltite con le altre plastiche (raccolta plastica o multimateriale). Le altre – come, ad esempio, appunto Mater-Bi® o PLA – sono anche compostabili, quindi dove è attiva la raccolta differenziata e il trattamento di compostaggio possono essere trattate insieme alla frazione umida.
Per tutte, la quantità di CO2 emessa durante il ciclo di vita (Carbon Footprint) è inferiore alle plastiche convenzionali. A incentivarne l’uso, malgrado costi produttivi superiori a quelli delle plastiche derivate dal petrolio, la crescente domanda di prodotti ecocompatibili da parte dei consumatori. Sono però talvolta criticate perché, per la loro produzione, grandi porzioni di terreno agricolo vengono sottratte alle colture a scopo alimentare.