La verità e la fiducia ai tempi del
Covid-19
Articolo a cura di Francesco Morace, Presidente di Future Concept Lab
Oggi più che mai l’influenza esercitata nei confronti dei consumatori è chiamata a scontrarsi con la durezza, la forza anche tragica della realtà. Quando la velocità del vero si misura ogni giorno con la progressione geometrica di dati drammatici (contagiati e deceduti), la realtà dei fatti prevale sulle opinioni manipolatorie. Assistiamo così a una rara «ecologia dell’informazione» che dimostra la potenza della realtà, che si ribella al castello dei fake: le letture faziose e «di parte» vengono spazzate via dall’evidenza. Come avviene in guerra. Diventa difficile manipolare le coscienze, laddove gli effetti diventano visibili quotidianamente.
Questo peraltro spiega il disorientamento che nel corso delle prime settimane di Covid-19 ha vissuto l’intero sistema mediatico e politico, producendo opinioni e informazioni che il giorno dopo venivano clamorosamente contraddette: basta rileggere i titoli che in quelle giornate convulse contraddicevano se stessi, anche dopo poche ore. Solo sviluppando una nuova consapevolezza potremo rafforzare il tessuto sociale e il suo sistema immunitario, che non è solo biologico, ma anche culturale e relazionale: l’informazione vera tornerà al centro.
Quando parliamo di comunicazione, siamo spesso convinti di averne il controllo e che tutto dipenda da noi, dalla nostra capacità di raccontare, vendere e gratificare. Lo pretendiamo, anche per l’affermarsi di innovazioni tecnologiche o per algoritmi spesso al servizio di uno storytelling prezzolato. L’irrompere del contagio ha modificato improvvisamente questa percezione: siamo ancora molto fragili e la natura se vuole può ancora sconfiggerci, imponendo il suo storydoing: cioè la storia dei fatti.
La prima conseguenza è il panico che, però, non può durare troppo a lungo: l’assalto ai supermercati dei primi giorni ha via via lasciato il posto a una nuova consapevolezza e a quella responsabilità civile che solo nel dopoguerra abbiamo dimostrato. Nei primi giorni del contagio sembrava che l’Italia avesse perso il suo valore attrattivo, diventando il luogo da evitare. Poi è toccato agli altri e tutto ha trovato un nuovo drammatico equilibrio. L’insegnamento è chiaro: la Verità dei fatti esiste, al di là delle nostre convinzioni, e se non la si affronta con serietà, il sistema intero della comunicazione (anche pubblicitaria) rischia di sprofondare.
Sarà dunque necessario intervenire sulla manutenzione della catena della fiducia: una catena arrugginita che bisogna ripristinare rispettando la velocità del vero, a cui non siamo più abituati. Il contrappasso in questo caso è segnato dalla potenza del vero che, per la prima volta, è stato più veloce delle fake news, che in questa vicenda sono state quasi subito contraddette dalla realtà. Aziende, Agenzie e Organizzazioni dovranno tenerne conto in futuro, per raggiungere le nuove generazioni che si dimostrano avvedute e vaccinate, pragmatiche e illuminate, in grado di distinguere la realtà dall’opinione.