La sostenibilità

Articolo a cura di Francesco Morace, Presidente di Future Concept Lab


Nei primi mesi del 2020 la sostenibilità ha cambiato pelle. Le esperienze vissute nel lockdown globale convergono con decisione nello Smart & Sustainable che propone un assunto semplice ma decisivo: la sostenibilità dovrà essere facilitata dalle tecnologie smart che ci hanno salvato durante la pandemia, abbandonando definitivamente tentazioni luddiste e diffidenze nei confronti del digitale.


La "decrescita felice" sarà un lontano ricordo, così come l’irresponsabile visione NoVax. Le logiche sostenibili diventeranno degli standard: molti settori si stanno già allineando con decisione. Tra poco Oscar Farinetti, dopo il decennale successo di Eataly, aprirà Green Pea, il tempio degli acquisti ecocompatibili. Nell’abbigliamento tutto è cambiato: i tessuti anti-Covid di Albini, ma anche gli abiti riciclati al 90 per cento, il cashmere rivitalizzato, i tessuti recuperati da capi invenduti, i bottoni ricreati con materiali di risulta, sono solo alcuni dei progetti di aziende grandi e piccole: da Zegna a Kering, da Lvmh a H&M e Desigual; gli studi di design investono sui centri di ricerca della sostenibilità.


Nell’alimentare spopolano le app contro gli sprechi: da Bring The Food a Too Good To Go. In altre parole, dopo cinquant’anni di riflessioni e discussioni al riguardo, il sogno ecologista diventa realtà coinvolgendo non più solo un manipolo di intellettuali e pochi adepti come in una setta, ma una larga fetta di popolazione: una sensibilità maggioritaria che attraversa tutte le generazioni e le classi sociali in molti Paesi del mondo: il movimento Fridays For Future nel 2019 ha segnato una svolta radicale ed è andata a saldarsi alle sensibilità emerse nel 2020 nel post-Covid. Da poche migliaia di attivisti antisistema a milioni di persone normali, anche molto giovani, che riflettono sul loro futuro.


Nello stesso tempo i sistemi smart (applicati per esempio nelle smart city e nello smart working) dovranno essere ridisegnati partendo da un nuovo concetto di sostenibilità nel digitale: risparmiare risorse ed energie, facilitare la circolarità dei processi, rispettare nuovi standard di protezione dei dati, definiti con un lavoro certosino di analisi e sintesi. In questo modo potrà essere creato un equilibrio valoriale Smart & Sustainable, un incontro virtuoso tra intelligenza artificiale e ottimizzazione/valorizzazione della visione sostenibile. Dalla massimizzazione e massificazione si passerà alla valorizzazione dell’esperienza. La qualità prevarrà sulla quantità, finalmente.


L’Europa con il Green Deal avrà un ruolo decisivo in questa trasformazione, così come il mondo femminile e quello giovanile. Il tentativo europeo di regolamentazione GDPR della privacy è solo un primo passo. Il tema è delicato e richiede equilibrio e profonda riflessione: la presunta smartness in casa, in città e nel lavoro, non potrà essere pervasiva e attingere informazioni estraendole dai comportamenti individuali. Sarà necessario valutare e regolamentare la presenza ambivalente dei dispositivi domestici o di nuovi Panopticon (con rischi di controllo sociale di massa) negli spazi pubblici e in città. Non potranno essere proposte occasioni o esperienze digitali senza verifiche in termini di ricaduta sull’ambiente (incentivando comportamenti virtuosi), rafforzamento delle abilità personali (scoraggiando attività umane ripetitive e automatiche), responsabilità relazionali (smart working non penalizzante in termini di qualità delle relazioni tra colleghi), difesa del pensiero creativo e del confronto critico. Tutte componenti della nuova sostenibilità.